Definizione di ipoglicemia: Cut- off glicemico (45-60mg/dl) non univoco, può dipendere da:
– presenza ed efficacia della risposta ormonale contro-regolatoria
– Soglia individuale di comparsa dei sintomi: Età del paziente, sesso femminile, Produzione di substrati alternativi per encefalo (chetoni), Malattie intercorrenti o croniche concomitanti. Diversi ormoni collaborano per evitare l’ipoglicemia e sono cortisolo, adrenalina, ormone della crescita e glucagone. Durante l’attività fisica per mantenere un apporto adeguato di substrati, l’insulina tende a calare e aumentano gli ormoni contro regolatori andando a mobilizzare diversi substrati.
– L’attività fisica è fondamentale per il benessere del soggetto in particolare il soggetto affetto da diabete mellito dovrebbe fare molta attività fisica per utilizzare più glucosio possibile. Principali sintomi premonitori di ipoglicemia sono: senso di fame senso di debolezza (gambe molli) mal di testa sbadigli tremori irritabilità o cambiamenti bruschi di umore.

Cosa bisogna sapere per aiutare un paziente diabetico con ipoglicemia:

IDRATAZIONE E SPORT

L’acqua è una componente fondamentale per la vita cellulare e in particolare nell’uomo.

L’acqua organica è suddivisa in due grandi compartimenti:
– intracellulare che costituisce all’incirca il 50% del peso corporeo ed extracellulare che corrisponde al 20% del peso del corpo, di cui il 5% è l’acqua del sangue e il 15% è l’acqua interstiziale.

Nel soggetto sedentario il fabbisogno d’acqua introdotto come bevande è di circa1500-2000 ml al giorno. Infatti come regole utili per una corretta idratazione si dovrebbe bere spesso (anche senza aspettare di avere sete) e a piccoli sorsi.

Diversi ormoni sono coinvolti nel mantenimento dell’omeostasi idro-elettrolitica.
Particolarmente importante è il sistema renina-angiotensina aldosterone che consente di risparmiare acqua e sodio dal rene. Durante l’attività fisica l’idratazione è fondamentale: pur mantenendo costante il bilancio tra entrate ed uscite, la quantità di liquidi assunti e dispersi variano in funzione dello sforzo fisico prodotto e dalla temperatura esterna. In un soggetto a vita sedentaria, l’acqua eliminata giornalmente ammonta a 2.400mlin ambiente a20°C, ma sale a 3.400mlin ambiente a 30°C, con perdite maggiori soprattutto attraverso la sudorazione. Nell’atleta il calore prodotto dal lavoro muscolare deve essere parzialmente disperso, in quanto l’organismo lavora in modo ottimale solo in un range limitato di temperatura interna di circa 37-37.5 °C (temperatura rettale). Innalzamenti di temperatura al di sopra di 1.5°C comportano già una diminuzione notevole di capacità di prestazione fisica e mentale. Dei diversi sistemi per abbassare la temperatura corporea, il sistema più efficace e più usate dagli atleti agonisti è certamente quello della sudorazione con perdita di calore per evaporazione. La disidratazione dovuta a perdita di liquidi durante lo sforzo fisico è un grave problema per l’atleta agonista. Il quantitativo di liquidi assunti ogni ora non deve superare il litro di volume inquanto questa è la massima quantità che lo stomaco umano riesca a trasferire nel tratto intestinale. L’acqua da sola non è in grado di sopperire alle perdite di liquidi corporei (che contengono anche Sali oltre all’acqua) perciò è indispensabile assumere integratori idrosalini durante l’esercizio fisico di resistenza. Prima di iniziare la performance atletica è utile una pre- idratazione per aumentare la sudorazione durante l’attività fisica e ritardare la disidratazione (20minuti prima della gara bisognerebbe introdurre circa 400-600 ml di soluzione idro elettrolitica). Per valutare lo stato di idratazione può essere usata l’impedenzometria che abbiamo già visto nella lezione sulla composizione corporea. Bioimpedenziometria (a partire da parametri fisici es. resistenza, reattanza si può ottenere una stima dei liquidi corporei) es. se eseguita prima e dopo la gara può dare una stima precisa di quanti liquidi sono stati persi durante la competizione.

In conclusione: una corretta idratazione è fondamentale per l’omeostasi del corpo umano.

Nella pratica clinica quotidiana si avrà sempre più a che fare constati di disidratazione più o meno gravi (aumento del numero degli anziani, aumento della sopravvivenza in patologie neurologiche e psichiatriche, ecc.…)

Un buon metodo per valutare lo stato di idratazione è la bioimpedenziometria che è in grado di stimare con precisione non solo lo stato di idratazione ma anche il deficit di acqua. Nuove metodologie permettono di misurare in continuo la temperatura corporea della pelle e il suo stato di idratazione.